Il quest’articolo vorrei presentarvi un artista e lettore del blog, a mio avviso, molto talentuoso. Il suo nome è Roberto Camparenut la cui biografia potete leggere qui e qui potete ammirare le sue opere. Da tempo il blog desidera dare sempre più spazio ai suoi lettori sia con interviste che attraverso la pubblicazione di articoli. Di Roberto mi ha colpito oltre che il talento, anche il coraggio di scelte non facili che spero in futuro possano portarlo a realizzare i suoi sogni artistici.
Nelle sue opere Roberto cerca di superare il concetto di “Natura Morta” per approdare a ciò che lui chiama “Natura Viva”. Gli elementi della “Natura Viva” vivono nel loro habitat naturale e il punto di vista non è più quello dell’essere umano che li guarda come semplici oggetti ornamentali, bensì è il punto di vista di un insetto ai cui occhi una rosa, una ciliegia, una fragola smette di essere un oggetto ornamentale per diventare fonte di vita.
Nella tua biografia racconti che, come molti aspiranti artisti, la passione per il disegno e la pittura l’avevi fin da piccolo. Poi però come tante persone già a tredici anni hai dovuto confrontarti con la vita e scegliere un indirizzo scolastico che non ti appagava. Com’era il tuo rapporto con l’arte prima e dopo quella decisione e, soprattutto, come vedevano questa tua passione i tuoi genitori?
Fin da piccolo, ( fine anni ’70 ) durante il periodo estivo, mio padre pretendeva ogni giorno, due pagine di esercizi di bella calligrafia e un disegno a pastello di un fumetto di Topolino. Questo è stato il mio primo approccio con il disegno che poi si è sviluppato, con l’inizio delle scuole medie, con altri soggetti. Ho sempre ammirato i grandi artisti del passato e questa enorme ammirazione era anche il peso che mi bloccava, consapevole di non poter mai raggiungere certi effetti di colore. Terminate le scuole medie, non ho avuto possibilità di scegliere l’indirizzo che volevo, sebbene il professore di artistica sia venuto varie volte a parlare con mio padre. Da quel periodo, tutto si è fermato, come un fuoco che si spegne all’improvviso, ma che conserva le braci roventi sotto la cenere. I miei genitori vedevano questa mia passione come un eventuale hobby, ma certamente non come un lavoro che ti dia da vivere.
Diventato grande come molti di noi hai dovuto trovarti un lavoro. In quelle giornate pensavi mai alla pittura o era ormai un capitolo chiuso?
Non ho più pensato alla pittura fino a gennaio del 2005. Ho fatto diversi lavori dopo le superiori e l’insoddisfazione dopo un po’, prendeva sempre il sopravvento, sfociando in una voglia e bisogno di cambiare. Mia madre mi diceva sempre “ …sei un’anima in pena !”.
Spesso si dice che “Non tutto il male viene per nuocere”. Questo detto credo calzi a pennello per l’incidente che ti ha costretto a prendere una pausa e ti ha dato la possibilità di riprendere un hobby che avevi smesso di praticare da molti anni. In quel periodo quand’è che è scattata la molla che ti ha portato a scegliere l’arte come la tua futura strada?
E’ vero, calza a pennello. Nel 2005 ho comperato delle tele e i miei primi colori ad olio, per riempire il tempo che mi divideva dall’intervento chirurgico al piede. Mi servivano dei dipinti da appendere alle pareti vuote del mio appartamento. Dopo il secondo dipinto ho mollato il lavoro sicuro per rincorrere un sogno. Immagina la gioia di mio padre!
Ci puoi raccontare da quel momento come hai cercato di concretizzare il tuo sogno e a che punto è oggi questa realizzazione?
Dopo qualche mese, dall’inizio di questo cambiamento, ho pensato seriamente a cosa volevo dipingere, estrapolando tre caratteristiche (vedi risposte successive), dove il denominatore comune fosse la rappresentazione di un soggetto che rispecchiasse il mio tempo. Volevo evitare frasi tipo : “ … la tua pittura sembra quella di…, ..ti rifai al…..”. Io vivo in questo secolo e non nel passato. Dopo l’elaborazione di questi tre concetti, ho cercato di concretizzare il mio sogno producendo, sperimentando e sbagliando e dovrei essere pronto nel 2013 a presentarmi al pubblico.
La tua arte sembra orientata, in alcuni lavori, alla ricerca del dettaglio. I tuoi lavori sembra abbiamo una certa propensione verso l’iperrealismo. E’ vera questa interpretazione o c’è dell’altro?
L’inserimento di dettagli su un’opera di grande dimensione per me è indispensabile, altrimenti quando ci si allontana diventa piatta. Io non ricerco l’iperrealismo in quanto attualmente mi sarebbe difficile, perché parto da un mio scatto fotografico, circa 3-4 volte più piccolo di ciò che dipingo. Durante il lavoro, devo modificare gli spazi, le proporzioni e i colori del mio soggetto rispetto alla foto. La pittura del maestro Muscio è definita fotorealismo, ma mi ha comunicato che ciò è possibile con soggetti di natura dipinti con dimensioni reali. Io ricerco più una pittura abbastanza reale, che lascia spazio alla libera interpretazione personale dell’emozione. Io voglio creare la mia opera, prendendo spunto dal vero. Quando uno spettatore guarderà la mia opera, mi dispiacerebbe se pensasse : “ sembra una foto”. E’ un dipinto ad olio e dovrebbe comunicare un’emozione …. non un riflesso di ciò che sembra.
Il formato delle tue opere è molto grande e mi raccontavi che il maestro Muscio ti aveva consigliato di usare formati più piccoli. Perchè la scelta di questo formato?
Io parto da dei concetti e penso che l’uomo si comporta nei confronti della Natura, come da padrone incosciente, dimenticando invece di essere solo uno dei tanti ospiti come lo sono gli animali e gli insetti. Tutti sappiamo cosa potrebbe succedere se scomparissero le api, che sono degli insetti poco più grandi di un centimetro. L’ingrandire il soggetto sta nel bisogno di non rappresentare più il punto di vista dell’essere umano, ma di un eventuale insetto, farfalla o ape che sia. Questo condiziona inevitabilmente le dimensioni.
Che cos’è un quadro composito? Visti i tempi che corrono e le mode artistiche degli ultimi due secoli, non credi sarebbe più rivoluzionario oggi realizzare semplicemente un bel quadro, cosa di cui tu sei certamente capace?
Il quadro composito è un dipinto ad olio, con la caratteristica che invece di essere formato da un unico supporto, è formato da 24-40 supporti, con sul retro applicate delle calamite. In questa epoca, il più grande cambiamento, sono state le nuove tecnologie che ci hanno dato la possibilità di interagire e di comunicare come non mai ( il tuo blog ne è un esempio). Volevo un’opera che non fosse statica e di forma immutabile nel tempo, ma dinamica, con cui potevo interagire andando a comporre l’immagine, incasinarla, frantumarla in base al mio stato d’animo. Si può vedere un esempio nelle seguenti foto o andare direttamente sul sito, nella galleria, cliccando su ri/crea l’opera. Dipingo anche su tela unita, perchè l’opera composita è molto difficile, sia per i lunghi tempi di preparazione dei supporti sia per la difficoltà nel dipingere, ossia far combaciare l’immagine con tutti i supporti, terminato un quadro composito sei svuotato. Non ho una risposta su cosa sia più rivoluzionario fare ai giorni nostri, perchè secondo me l’arte dipende soprattutto dai punti di vista e dagli interessi delle persone che “contano“, altrimenti non riesco a giustificare la vendita di uno dei tanti vasetti metallici “ Merda d’autore “di Manzoni a 99,000 euro. Il concetto, da cui sono partito per sviluppare la mia pittura è : Pensare al passato….vivendo il presente e guardando al futuro, con la presunzione di cercare di realizzare un bel quadro.
Nella tua cura dei dettagli non sfugge che ami dipingere soggetti floreali molto grandi con un numero innumerevole di gocce. Perchè lo fai? Non pensi esse possano essere una distrazione?
Dipingo la Natura, in quanto come non mai , in questa epoca, la stiamo inquinando e modificando. Non volevo le solite nature morte, rappresentate in ambienti interni con i soliti fondi scuri e i soliti punti di vista. Volevo dipingerla nel suo habitat con l’acqua e le foglie, in quanto senza di esse il fiore o il frutto non ci potrebbe essere. Non mi è mai piaciuta la frase “Natura morta“ e preferisco “Natura viva“. Forse hai ragione, anche se io non ho mai pensato alle gocce d’acqua come una distrazione, ma come un elemento che volevo inserire, per creare un collegamento con la natura che rappresentavo. Le dimensioni delle opere permettono di osservate il dipinto anche a 10-15 mt e a questa distanza molte gocce ed effetti scompaiono.
Quando vedremo la prima mostra di Roberto Camparenut?
Spero nei primi mesi del 2013. Vorrei presentarmi al pubblico con l’opera composita, ma il dipinto per essere esposto necessita di un pannello di un materiale che attragga le calamite, permettendo così l’aderenza delle singole tele. Il problema è che i vari prototipi di questi anni non mi hanno convinto e l’idea che ho in mente non so se sia realizzabile. Vedremo …
Come vedi la tua vita artistica da qui a 5 anni?
In crescita …
Sul tuo sito hai una sezione legata alla tecnica. Puoi spiegare ai lettori di Disegno & Pittura come procedi alla realizzazione dei tuoi lavori?
La fase iniziale consiste nello studio dell’opera, per capire come arrivare ai colori. Fatto ciò comincio a provare varie combinazioni di colori fino a selezionare i colori e le tinte che mi servono. Alcune tinte le preparo e le conservo in vasetti di vetro altre le uso come escono dal tubetto e le mescolo sulla tavolozza (piatto in ceramica bianca) o direttamente sulla tela. Individuato le tinte e come crearle, incomincio il disegno su tela o sui supporti precedentemente preparate a gesso acrilico. Nelle prime opere, il disegno era molto dettagliato (chiari, medi e scuri), mentre attualmente mi basta tracciare solamente i contorni delle forme. La seconda fase consiste nella stesura del primo colore. In alcuni lavori parto direttamente con i colori giusti del quadro, mentre in altri preparo un abbozzo vero e proprio, con tinte chiare, medie e scure molto differenti dalle tinte finali (bianchi, rosati, salmone, violacei e marroni….), sempre di uno o due toni più basse. La materia è sempre molto grassa e di conseguenza ha dei lunghi tempi di asciugatura, prima di passare alla seconda fase del colore dell’opera o in alcuni casi direttamente alla sua chiusura. Le opere possono necessitare di un terzo e quarto passaggio e questo ritarderà ulteriormente l’asciugatura e la verniciatura che solitamente avviene dopo 12- 14 mesi dalla stesura finale del colore. Il colore può essere messo a mosaico senza legare le tinte, oppure impastato e rimpastato direttamente sulla tela. In entrambi i casi viene sfumato in seguito, con pennello morbidissimo per acquerello. Non uso sempre lo stesso metodo per dipingere, dipende da cosa mi serve e così posso partire dai chiari e andare verso i scuri oppure dallo scuro andare verso i chiari.
Infine, vorrei chiederti quali sono gli artisti del passato e dei nostri giorni che maggiormente ti ispirano e, potendo, cosa ruberesti a ciascuno di essi in termini di stile, tecnica e personalità?
Gli artisti del passato che ammiro sono quasi tutti, perchè comunque li ho sempre trovati geniali ed innovativi per il loro tempo. Non ho mai cercato ispirazione dai loro soggetti, o dai loro temi trattati, ma ero e sono interessato alla loro pazienza, alla loro priorità nella ricerca di un effetto di colore piuttosto che alla quantificazione del tempo che serve per raggiungere ciò che si cerca. Dell’arte contemporanea trovo geniale Van Gogh, Fontana, Daniel Hirst, Freud, Cattellan. Sinceramente, non ruberei niente a nessuno perchè lo stile, la tecnica e la personalità sono caratteristiche personali e come tali devono essere uniche. Anzi una cosa la ruberei ai grandi maestri del passato: il saper creare un’opera con l’obiettivo di farla durare nel tempo.
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